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Feofeo.

Feofeo nasce ad Alessandria nel 1969.

Il compiuto corso di studi in farmacia determina probabilmente l’attitudine alchemica presente da sempre nei suoi lavori. Quella di Feofeo è una costante indagine sul colore, sulle sue frequenze a livello visivo, fisico e simbolico. Dallo studio della fisica quantistica, della teoria del colore di Goethe e sullo spiritualismo Steineriano, approda a rappresentazioni primordiali archetipiche, costruite inizialmente solo con la pittura poi con l’utilizzo di segni e simboli. Ciclo dopo ciclo l’artista crea una personalissima grammatica strutturata antroposoficamente che invita lo spettatore a entrare per poi lasciare fluire liberamente quell’energia vitale che è l’emozione, in un continuo scambio tra identità ed alterità, tra individuale e duale, tra micro e macro-cosmo, sempre conscia della funzione di mediazione dell’arte nel raggiungimento del benessere in senso lato.

L’ultimo ciclo sul tema esoterico, ruota su alcune diciture che esplicitano studi e spiegazioni che non hanno ancora trovato un’univoca decodificazione: scritte che, racchiudendo ermetici fondamenti celati da millenni alla spiegazione umana, contraddistinguono le sue opere attraverso una marchiatura a fuoco per singole lettere dando inizio a un iter creativo intriso di mistero.

Disamine appartenenti al Priorato di Sion, ai Templari fino alle tesi del filosofo René Guénon valorizzano maggiormente la sua pittura. L’iscrizione, oltre a contraddistinguere l’attuale percorso, si connota di ulteriori strutturazioni concettuali, grazie all’inserimento nella composizione artistica di simboli derivanti dalla Scienza Sacra. Si evidenzia dunque un nuovo messaggio per indicare altre tematiche alla sua poetica.

Dal 2011 si registrano continue personali e rassegne in musei, gallerie e palazzi storici in Italia e all’estero nelle città di Barcellona, Berlino, Bruxelles, Bratislava, Buenos Aires, Londra, Los Angeles, Lugano, Miami, Montecarlo, New York, Obernberg, Oslo, Parigi, San Pietroburgo, Stoccolma e Tallinn.

Tra le ultime personali si ricordano Guha, Museo Casa dei Carraresi, Treviso (2019); Io sono Colore, Museo Diocesano San Giovanni, Asti, con presentazione dell’omonima monografia, Editoriale Giorgio Mondadori, a cura di Giovanni Faccenda; Percorsi d’arte, Villa Principe Leopoldo, Lugano (2017); Energia, Onorevole Camera dei Senatori di Buenos Aires; Equinozio, Museo Civico Rocca Flea, Gualdo Tadino-Perugia (2015); Parla L’Amore, Villa Cambiaso, Savona, a cura di Paolo Levi; Le voci dentro, Museo Civico Mastroianni, Marino-Roma (2013). Tra le ultimissime collettive ricordiamo Transiti, Palazzo Lascaris Galleria Carla Spagnuolo, Torino; Leonardo 500, Villa La Versiliana, Marina di Pietrasanta-Lucca (2019); Pace e Amore, La Grande Moschea di Roma; Non c’è Bellezza senza Mistero, Palazzo Graneri della Roccia, Torino e Castello di Francavilla Fontana, Brindisi; BIAS, Biennale Internazionale di Arti Sacre, Palermo; Ogni donna è musa, Fondazione Primoli, Roma (2018); Art for Excellence, Museo del Risorgimento, Palazzo Carignano, Torino; Vissi d’arte, Vissi d’Amore, Gran Teatro Giacomo Puccini ,Torre del Lago; La grande Bellezza, Castello di Obernberg, Inn, Austria (2017); L’eternità, Basilica dei Santi Quattro Coronati, Roma; Era perduto ed è stato ritrovato, Museo del Tesoro di Vigevano, a cura di Giovanni Faccenda; Il Labirinto dell’Ipnotista, Palazzo Gallio, Como (2016); L’Arte e il Tempo, Palazzo dei Giureconsulti e Spazio Sforza, Milano per Expo 2015; Biennale Internazionale, MEAM Museo Europeo d'Arte Moderna di Barcellona (2015).

Nel Dicembre 2016 viene pubblicata in italiano e in inglese, la sua monografia “io sono colore”, Editoriale Giorgio Mondadori, con la prefazione critica del Prof. Giovanni Faccenda.

Questa sua prima importante monografia presenta oltre 160 opere realizzate tra il 2011 e il 2016 e suddivise in tre sezioni, corrispondenti ad altrettanti periodi artistici legati alla spiritualità.

Nel 2018 iniziano le acquisizioni da parte di importanti gruppi bancari (Banca di Asti e FinecoBank).

Le opere di Feofeo sono presenti in Italia e all’estero in collezioni pubbliche e private e le sue quotazioni di mercato sono pubblicate sul Catalogo dell’Arte Moderna Italiana, come artista segnalata dalla critica di settore, con estensione geografica internazionale. Vive e lavora ad Asti. 


VEDI LE OPERE DI FEOFEO


Critica del Prof. Giovanni Faccenda

 

Il rispecchiamento di sé nella pittura

 

Ci si serve dei colori,

ma si dipinge con il sentimento.

Jean Siméon Chardin

 

Dipingere senza soggetto, se non prestando ascolto a quanto di più remoto abiti il proprio universo interiore, è itinerario di scavo complesso non meno della rappresentazione di un volto, un paesaggio, un gruppo di oggetti o frutti ordinati, oppure no, su un tavolo. Andando oltre gli abituali e sommari codici interpretativi, infatti, figurazione e astrazione risultano al solito ambiti alquanto vaghi e imprecisati, forieri di discussioni infinite: l’argomento principale, in realtà, dovrebbe rimanere la pittura, quale genere di spessore la caratterizzi e, infine, i significati e le peculiarità che vi collimino.

All’interno del panorama artistico contemporaneo, l’originale figura di Federica Oddone – alias Feofeo – risalta per merito di una identità raggiunta sfuggendo a mode e omologazioni, nel progressivo consolidamento di un percorso espressivo sospeso fra abbandoni intimi (Serendipity, Albatros, Il pianto delle anime) e raffinate meditazioni intellettuali (La porta di Ishtar, il ciclo dei Sette Chakra).

Pittrice dotata di una cospicua capacità introspettiva e di una sensibilità che indovini accentuata da riflessi memoriali indelebili (Déjà-vu, Dentro di me… l’abisso, L’altra faccia del male), Feofeo affida alla materia e al colore gli esiti di un coinvolgimento sentimentale sempre tonico, suscitato, com’è, da feconde percezioni sensoriali e invitanti spunti immaginifici (Sabbia di Siria, Al di là del suono, Non solo cerchi nel grano). Ne conseguono accordi cromatici in grado di realizzare fisicamente mutevoli stati d’animo (Il giorno del giudizio, Il canto del cigno), che scandiscono un impianto pittorico colmo di arcane trepidazioni e nascosti trasalimenti (L’essenza di un fiore), la vampa che ispira Feofeo sotto la cenere di una realtà che evapora senza lasciare traccia e, dunque, nessuna consolante certezza (Il paradosso).

Il pennello, a un tratto, diventa il bisturi con il quale Feofeo fruga dentro se stessa (Il viaggio), alla ricerca di luci occultate nell’ombra, semi da far germogliare, indizi da cogliere e poi sviluppare in quelle stesure rigogliose di materia informe (Senza fiato, Il luogo delle idee, Contingenze), ove compenetrare verità ancestrali e misteriose, il senso di una indagine incessante, che acquista, nel dispiegamento eloquente dei propri ordini etici ed estetici, profondità lirica, valore emblematico (L’apocalisse, Il cerchio della vita, Orchidea selvaggia).

Vi resiste un’urgenza mai appagata, che trova appunto nella pittura territorio di libera espressione. Guardi, allora, la consistenza ricercata delle differenti campiture di colore, nelle quali echeggia, con voce cavernosa, un toccante sostrato umano (Sangue e arena, Golgota, Diseguaglianze), e immediatamente avverti la temperatura emotiva di un’artista desiderosa di spingersi oltre la soglia della propria mente, là dove insistono percorsi e prospettive irrinunciabili e i sogni migliori restano quelli ad occhi aperti (Alice nel paese delle meraviglie).

Così, la matassa da dipanare, ogni volta che l’ispirazione richiama Feofeo all’impegno prediletto, assurge a pretesto vitale, si trasforma in un meraviglioso viatico nel quale ritrovare il perduto incanto di bagliori sibillini, continuamente ardenti (Il senso universale della pace): cromie, quelle, come note di uno spartito musicale o lettere di uno sconosciuto alfabeto, che ora gelano ora arroventano, lasciando sempre, nella mente e nell’anima dello spettatore, il riverbero subliminale di un coinvolgimento affascinante e totale.

 

Venezia, marzo 2016.

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