Descrizione: SCULTURA DANIELA FORCELLA ' FRAME 2 ' dimensione L 50 x H 50 x P 7 cm.
Scultura - Titolo " Frame 2 " by Daniela Forcella .
Opera della serie Cartografie.
Tecnica mista: legno, incisione 3D, colori fluorescenti, plexiglass, lampade a Led.
Anno 2018 - Dimensioni L 50 x H 50 x P 7 cm.
Opera Unica - Certificato di autenticità.
Il viaggio iniziatico del ciclo "Cartografie", del quale ne è rappresentato il prologo con "A Memoria", prosegue il suo corso con "Frames". Quattro singoli frammenti di territorio definiti e compresi in un 'fermo immagine' che come nella migliore filmografia, racconta la storia in un unico fotogramma. Istantanee di territori disegnati in un bianco totale quasi abbagliante dove la solitudine dell'umana figura di rosso palpitante ci sembra ancora più marcata nella sua infinita potenza allegorica. Il cambio di scala, pur mantenendo intatta la struttura del racconto, è il tema sul quale l'artista sta lavorando per la realizzazione dei lavori successivi a compendio dell'intero ciclo. Del resto, il viaggio è appena iniziato e Frames non è che una delle tante tappe di un cammino che, a detta dell'artista, ha in serbo ancora molte sorprese.
Arte mixed-media (la tecnica mista con più materiali).
E’ una forma d’arte moderna e popolare: nasce dalle arti visive fondamentali come la pittura, il disegno e la
scultura assemblati con materiale oggetti diversi.
La scultura è l'arte di dare forma ad un oggetto partendo da un materiale grezzo o assemblando tra loro differenti materiali.
Con il termine scultura si indica anche il prodotto finale, ovvero qualsiasi oggetto tridimensionale ottenuto come espressione di ispirazione artistica.
I materiali tradizionalmente usati nella scultura sono: pietra, argille, metalli, avorio, legno, cartapesta.
DANIELA FORCELLA
Con un passato di raffinata collezionista, forma e perfeziona il proprio stile ai corsi di disegno del Maestro e artista Italo Chiodi presso l’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano, esprimendo fin da subito una forte inclinazione verso la Pop Art ed in particolare al tema della “ripetizione”.
I suoi primi lavori, una moltitudine di cuori in resine policrome appese in sospensione su carcasse di vecchie reti da materasso, chiuse in grandi teche trasparenti, sono così carichi di potenza simbolica che il critico newyorchese Alan Jones in un suo intervento la definisce “regina di cuori”, assimilando il cuore ai prodotti da supermercato celebrati da Andy Warhol.
Partecipa con un suo lavoro in occasione dell’inaugurazione del primo museo del design italiano, il Triennale Design Museum, espone ad Art Basel (CH) e al Design District di Miami, Florida (USA). È presente in permanente al Museo verticale di Palazzo Lombardiain Regione Lombardia a Milano, espone alla San Giorgio Gallery a Palazzo Gargantini a Lugano (CH), presenta una personale monografica alla Villa Reale di Monza (IT) ed al Palazzo d’Artista, collezione d’arte permanente di Banca Mediolanum Private Banking sede di Padova.
Nel 2017, dopo un anno di intenso lavoro di ricerca e recupero di temi più intimisti, su invito dei curatori Arch.Gisella Gellini e Mario Agrifoglio partecipa alla mostra "Black Light Art Milano: la luce che colora il buio" organizzata con il Patrocinio della Scuola del design del Politecnico di Milano e l'Accademia di Brera presso il Palazzo Lombardia, spazio espositivo della Regione Lombardia a Milano, con l'opera "The Traveller".
La potenza emotiva dell'opera amplificata anche dalla grande dimensione nella quale è realizzata produce un tale consenso di pubblico che Daniela Forcella viene scelta per presentare l'intero ciclo "Cartografie", a cui appartiene l'opera, alla 57° Biennale di Venezia 2017 allestita presso il Padiglione Armenia.
Alcune sue opere sono parte di collezioni private in Italia e all’estero.
Nel 2019 su invito dell’ideatrice e curatrice Tiziana Serretta, partecipa al Progetto “Spirituality in the Material” realizzando due monoliti in grande dimensione, la mostra viene presentata in occasione del Salone del Mobile di Milano 2019.
Il Progetto “Spirituality in the Material”, allineato con l’Agenda ONU 2030 finalizzata ad una più profonda consapevolezza ed impegno sociale per la salvaguardia dell’ambiente , è stato presentato dalla Curatrice e alcuni artisti selezionati, fra i quali Daniela Forcella, nell’Evento “Art for Social Awareness” il 6 settembre 2019 presso la sede delle Nazioni Unite (ONU) a New York City, USA.
Diverse opere dell’artista sono parte di collezioni private in Italia e all’estero.
Daniela Forcella vive e lavora a Milano.
VEDI LE OPERE DI DANIELA FORCELLA
DANIELA
FORCELLA : REGINA DI CUORI
(Cose
pensate, sentite, viste, sognate)
Testo critico di Alan Jones
È la stessa
tranquilla ed insensata
bellezza della materia che mi appare
metafisica ...
(Giorgio De Chirico)
Il lavoro di Daniela Forcella, come
quello di altri artisti e di quelli incontrati in particolare per la prima
volta, è ben inserito in un contesto topografico che ci può essere d’aiuto, dal
momento che abbiamo deciso di esplorare la sua personale geografia
immaginativa. Il nostro compito è quello di fare una mappa sia di Milano, città
in cui vive, sia della sua fantasmagoria interiore.
Siamo, prima di tutto, nel centro
storico di Milano proprio nel 'cuore' della città, espressione particolarmente
appropriata nel caso di Daniela Forcella, data l'importanza del cuore nella sua
“agenda creativa”.
Il termine centro
storico può essere però fuorviante se applicato ad una Milano
contemporanea o al lavoro di Daniela Forcella. Misurare l'arco
storico-temporale di una città, in termini di millenni o secoli, sarebbe fuori
luogo: qui l’intento è quello di far luce sul contrasto tra il ruolo vitale di
Milano nella storia del Modernismo
europeo, ed il contesto storico con cui il lavoro di Daniela Forcella entra
in sintonia.
Anche se Bergamo è la sua città
nativa, Milano è stata il punto di partenza della sua creatività. Sarebbe
interessante elencare le città d'Europa che, in ordine di nascita, hanno contribuito
maggiormente all'evoluzione del Modernismo,
a partire dalla seconda metà del XIX secolo fino ad oggi. Questo sarebbe
possibile solo avendo il permesso di scartare la password 'post-moderno'
una volta di moda, che fortunatamente, come la nouvelle
cuisine, è caduta in disuso per più di una decade e mezzo. Non ho
difficoltà ad esporre la mia convinzione secondo cui il progetto nobile che
chiamiamo Modernismo non ha, in
qualsiasi significato, terminato la sua evoluzione con Baudrillard & Co.
La città di Milano si erge sulla
rotta commerciale dove si trovano i luoghi principali delle avanguardie
storiche; come in altre di queste capitali europee, il fermento culturale ha
avuto luogo contemporaneamente in più di una sfera. Questo vale per Milano,
Barcellona, Weimar, Vienna e Bruxelles.
Se Daniela Forcella esemplifica
un’intera gamma di caratteristiche della tradizione milanese, proprio per tal
motivo una breve descrizione di questi tratti distintivi è utile per dimostrare
come il suo lavoro può essere emerso solo da circostanze tipiche italiane, ma
uniche del capoluogo lombardo. L'evoluzione di questa tradizione modernista
innovativa si è svolta contemporaneamente all’interno di una vasta gamma
d’arte, grazie alla convergenza di molti fattori, artistici e finanziari.
Milano fu capitale europea illuminista, culla della libertà verso
l'indipendenza d'Italia nel XIX secolo, polo industriale, luogo di nascita del
Futurismo, Urquelle rivoluzionario
che servì come modello primario per i movimenti artistici in tutto il mondo: Cubismo, Dadaismo, Suprematismo, De
Stijl, Bauhaus, Vorticismo... Tecnologia che porta alla
cultura, e cultura che porta alla tecnologia.
L’Art Nouveau è stata
“l’audace nonna materna” di tutti i movimenti modernisti; Art Nouveau o Liberty ha
rappresentato il primo esempio di innovazione estetica paneuropea emergente da
un ambiente post-simbolista. Ha toccato le belle arti in tutte le sue forme –
la pittura, la musica, l’architettura, la progettazione grafica fino alle arti
applicate. Inoltre l’Art Nouveau ha
ottenuto questo risultato attraverso l'imposizione di un’estetica sensibile
attenta a non applicare un programma sociale alla sua rivoluzione estetica. Se
Salvador Dalí è stato il primo nel Novecento a ri-valutare e ad apprezzare la
fresca verve dello stile Liberty, si può trovare una parentela con
esso nel lavoro di Daniela Forcella.
D’altro canto il Futurismo - in contrasto netto – ha
calpestato l'acceleratore e velocizzato il suo programma ultra-radicale in una
missione eroica, per trasformare dal basso verso l'alto ogni aspetto della vita
urbana moderna. Fin dall'inizio Marinetti, il padre fondatore del Futurismo, ha scelto Milano come sede
centrale. Il Futurismo e
l'impatto travolgente del suo programma estetico aveva l’intento di diffondersi
con notevole rapidità in ogni capitale del mondo, a partire dall’Italia
industriale. Senza Futurismo i
“ribelli dal sangue caldo”, come Ezra Pound a Londra, non avrebbero dichiarato:
“Non voglio niente di meno che una nuova civiltà”.
…
Se la Lombardia riemergesse dalla Seconda guerra mondiale come una delle
zone europee di più vivace innovazione, grazie alla combinazione di paradigmi
industriali-imprenditoriali che collegavano la crescita tecnologica alla
sperimentazione artistica, ciò sarebbe dovuto in gran parte alla perenne
validità del modello futurista. Milano è una capitale internazionale del design
industriale, della moda, dell’architettura, del teatro e dell’arte, abbracciata
e sponsorizzata con entusiasmo da una classe imprenditoriale illuminata: tale è
il contesto socio-economico da cui è emersa la generazione artistica di Daniela
Forcella.
L'Emblema può
essere visto come il DNA grazie
al quale nasce l'universo di Daniela Forcella. La riproduzione della natura,
attraverso la rappresentazione manuale o fotografica, è stata contestata molto
tempo fa dagli artisti nel solco dell’astrazione. Il dibattito tra realismo
figurativo e astrazione pura è stato, nel complesso, una grande perdita di
tempo: ad un certo punto si è fermato limitandosi a porre domande più futili
delle risposte: la stragrande maggioranza di etichette poste su movimenti
artistici, quasi sempre da non-artisti, è negativa per la nostra comprensione
dell’arte.
Prendiamo, per esempio, due
importanti nomi di movimenti artistici: Arte
Concettuale e Arte Povera.
Innanzitutto, tutte le manifestazioni
artistiche che siano alla Biennale di
Venezia o presso le grotte di Lascaux sono
per loro natura intrinsecamente concettuali, e anche dopo decenni di ricerca
non sono in grado di collocare la povertà nell’Arte
Povera.
Il lavoro di Daniela Forcella invece
non si limita ad un unico stretto dogma didattico: ciascuno dei suoi progetti,
a seconda dell’occasione, del mezzo e della dimensione, stabilisce la sua forma
finale mediante un processo organico. Infatti il regno in cui il suo lavoro si
realizza è emblematico. Si può dire che l’Emblema combini
il simbolo muto (nella sua forma più pura) e la metafora con un’allegoria
palesemente loquace.
È possibile trovare facilmente
elementi di Simbolismo nell’arte
astratta quanto in una figurazione realista: una croce può essere riconosciuta
in una tela di Malevich e in una pala Grünewald, anche se dipinte per scopi
diversi; la tavolozza cupa che Mark Rothko ha utilizzato nella sua cappella a
Houston, in Texas, suscita forti reazioni emotive attraverso il solo colore
puro, così come un figurativo tramonto marino di Caspar David Friedrich, che
ispira uno stato d'animo di contemplazione malinconica meditativa, volge la
mente a pensieri sull’infinito.
L’immediata genealogia del lavoro di
Daniela Forcella inizia con il Modernismo stesso.
Non è affatto difficile immaginare il suo lavoro adattarsi perfettamente alle
avanguardie di Vienna della Belle
Epoque. Qui, durante il tempo della Wiener
Sezession e della Wiener
Werkstatt, comparvero artisti come Gustav Klimt. Questi movimenti furono in
grado di eliminare la classificazione che aveva diviso in compartimenti le
grandi arti dalle piccole, le belle arti dall’applicato, le arti sublimi di
pittura e di scultura dal pratico: architettura, moda e design. Poco dopo la
scuola del Bauhaus giunge a
Weimar per rappresentare il punto d’approdo delle successive accademie
d'avanguardia.
Dopo la seconda guerra mondiale,
negli Stati Uniti, il Black Mountain
College divenne il più importante punto di sperimentazione artistica
dove la ceramica e la tessitura, la musica e la danza, la pittura e la poesia
erano fianco a fianco. Nello stesso periodo in Italia una grande generazione
imprenditoriale, meglio rappresentata da Adriano Olivetti, metteva in pratica
una nuova visione della produzione industriale e delle strutture corporate. Queste ultime hanno portato
artisti al centro della scena, ad esempio grandi architetti come Carlo Scarpa,
che ha ottenuto l'accesso alla Sala del Consiglio, così come pittori e poeti,
da Salvatore Fiume a Bobi Bazlen.
Questo albero
genealogico non sarebbe completo senza menzionare la significativa relazione di
Daniela Forcella con la Pop Art, in
tutte le sue affiliazioni nazionali, da New York, Londra, Los Angeles fino a
Parigi e Milano, mentre a Roma, in Piazza del Popolo, l’intero “circo” della Pop Art era in pieno svolgimento.
[…] In quella
parte – dove sta memora
prende suo stato, – sì formato,
come diaffan da lume, – d’una scuritate
la qual da Marte – vène, e fa demora;
elli è creato – ed ha sensato – nome, d’alma costume – e di cor
volontate. […]
(Guido Cavalcanti, Donna me prega)
Se la mente medievale è stata
organizzata secondo sistemi, emblemi e allegorie, tutti a servizio della
Memoria, madre delle nove Muse, così anche l'approccio di Daniela Forcella al
simbolo, o più precisamente all’Emblema, abbonda di archetipi junghiani. Allo
stesso tempo possiede molte caratteristiche comuni alla natura iconica Pop del
lavoro di Andy Warhol (iconica nel senso più stretto del Cattolicesimo
Orientale, date le origini slave della famiglia di Andy Warhol). L'iconografia
forcelliana si forma, come in Warhol, attraverso un processo di
semplificazione, che si concentra sul fattore di riconoscimento di questa
immagine nella sua versione più elementare possibile. L'immagine si sforza di
realizzare un istante della “banca iconica” della nostra memoria; l’indagine
che l’artista esegue è per ideare un formulario universalmente leggibile.
Per Warhol questo potrebbe
significare riprodurre all'infinito i marchi di prodotti comuni del
supermercato. Per Daniela Forcella può essere invece il ‘segno’ semplificato,
una testa di un uomo di profilo, che rimanda velocemente al suo nome come
accade per i simboli internazionali incontrati negli aeroporti, o come accade,
altrettanto spesso, per il cuore umano, geroglifico universalmente
riconoscibile più come un “appoggio emotivo” che un organo fisico.
Questo simbolo è immancabilmente
presente sui biglietti di auguri per San Valentino, nelle rappresentazioni
scultoree o pittoriche del Sacro Cuore, persino nei graffiti di adolescenti
realizzati nel tempo libero, dove, inciso sul tronco di un albero il cuore
viene penetrato dalla freccia infallibile di Cupido. Si potrebbe incontrare il
rustico simbolo del cuore nelle decorazioni dei mobili Weinstuben, o
nell’accogliente loggia per gli sci Tyrolia. Infine, nel caso di Milano, tutto
quello che bisogna dire è il suo famoso motto:
“Milan coer
in man”
('Milano, il cuore in mano').
Antropologi futuri potrebbero un
giorno voler ripercorrere la migrazione che ha fatto il geroglifico inventato
da Milton Glazer - nato anche con il simbolo Smile - fino a divenire un simbolo
già imitato in tutti i paesi del mondo per diversi decenni:
“I ♥ NY”.
Daniela Forcella, attraverso l’uso
del simbolo, richiama alla mente il mondo intricato dell’araldica, un sistema
di segni rebus non dissimile dal nostro, che persino al giorno d'oggi presenta
bandiere che annunciano l'identità degli Stati nazionali, o ancora una
simbologia, subito riconoscibile, impiegata in loghi coorporate e
simboli di prodotti protetti da copyright. L’araldica medievale, d'altra parte,
è stata creata da un’evoluzione accumulativa che avrebbe immediatamente
mostrato la discendenza combinata di un guerriero nobile e dei suoi cavalieri.
. . .
La prima pittura da cavalletto era
fatta di tavole in legno su cui veniva tesa una pelle. Il cavalletto poteva
essere trasportato facilmente dal braccio sinistro grazie ad un cinturino di
pelle o ad una maniglia sul retro. La mano destra così era libera di impugnare
una spada o lancia.
Lo scudo è stato la prima e più
importante superficie su cui pubblicizzare quello che originariamente era
chiamato semplicemente "segno" e che in seguito divenne noto come
stemma, cresta, distintivo, insegna, emblema, dispositivo. Oggi la superficie
di uno scudo si riferisce all’araldica come suo 'campo', sulla quale è dipinta
la lingua altamente codificata dei segni distintivi.
In ogni stemma, secondo le regole di
base della pittura araldica, l’oro o l’argento rappresentati da giallo e
bianco, devono apparire almeno una volta. Essi sono chiamati i
"metalli", utilizzati in alternanza con i "colori", in
ordine di frequenza: rosso, blu, nero e verde. Qualsiasi simbolo posto sul
“campo” di uno scudo si chiama carica.
I colori possono essere impiegati per lo sfondo dello scudo o per la
colorazione di una carica. In ogni
caso le aree rimanenti devono essere rese con il metallo, ed è corretto per un
“campo” che presenta qualche modello geometrico fare una parte in metallo.
Nel linguaggio astratto dell’araldica cariche di ogni genere potranno essere
“caricate” e “controcaricate” (in perenne variazione; presentano successioni e
combinazioni di simboli, uniti da punti anti-nodali, da linee, da quantità, in
quella che viene definita la ' divisione del campo ', un corteo inesauribile,
come ci ricordano le mosse sulla scacchiera duchampiana. Caricate,
controcaricate ed emblematiche, immagini con schemi precisi galleggiano sempre
al centro del “campo” delle opere di Daniela Forcella.
Questa lingua è antica quanto la
scrittura. Daniela Forcella dimostra un linguaggio fluente in questo sistema
primordiale di vasta invenzione simbolica e proprietà intercambiabili, un
linguaggio elementare che condivide la stessa immagine e il suo impulso
radicale, fonte di tutti gli alfabeti, geroglifici e ideogrammatici.
. . .
Il modo in cui Daniela Forcella
ordina un insieme di segni variamente intercambiabili, ad esempio l’occhio, la
testa ed il cuore, si presenta come un proprio linguaggio araldico astratto, un
sistema schematico di una simbolica invenzione di combinazione ed intercambiabilità,
di una vasta gamma di proprietà emblematiche. La sua simbologia, unica nel suo
genere, prende forma creando oggetti attraverso l'uso di forme semplici,
ridotte all'essenziale, a colore e superficie di supporto. Giunge così a
rappresentare un costante ed elementare trampolino che anima il lavoro.
Grazie alla sua manualità attua
molteplici manipolazioni, possibili per la sua toybox creativa
formata da puntelli superficiali. Come il poeta Jean Cocteau disse una volta:
“Un pittore non può mai avere troppo pochi colori sulla sua tavolozza, un poeta
troppo poche parole nel suo vocabolario, e un compositore troppe poche note
sulla sua tastiera”.
In un atto di equilibrio di una
materialità trascendente questi soprammobili loquaci, pieni di animazione e di
balzante esuberanza, emergono con leggerezza ludica dal suo atelier, privo di
una noiosa routine e di un’accettata abitudine. Una traccia teatrale di Glee si
libra nell'aria: si potrebbe dunque facilmente immaginare Daniela Forcella che
progetta l'arredamento per qualsiasi tipo di balletto, da Till Eulenspiegel a Pierino e il Lupo. Ma quale posto migliore
per iniziare se non dalla Petruschka di
Igor Stravinsky?
La miscela di ingredienti di Daniela
Forcella dimostra la sua adesione a questa apparentemente semplice ricetta.
Questi oggetti emanano un calore proprio; modificano gli ambienti in modo
intuitivo attraverso copiose ed occulte fonti interne di forma, colore, spazio,
temperature e persino di umidità che sembrano quasi modificare e regolare il
movimento degli occhi e del battito cardiaco.
Il mantra della ripetizione, della variazione del ritmo e della reiterazione del tema rafforza il flirt ben equilibrato con ciò che è funzionale: Daniela Forcella attraverso la sua sonorità materiale e una certa simbolica 'linea melodica' fa risuonare il suo lavoro con un fragore Minoan: una cromosfera significativa, magnetizzata in ogni momento, sempre intensa.
. . .
“Vedo un momento che verrà presto,
quando le persone non saranno più classificate in base al commercio che
praticano”' scrisse Alberto Savinio nel suo libro “La nascita di Venere” del
1918: "Non ci saranno più poeti, pittori, compositori. Ci saranno solo
individui la cui espressione è in grado di raggiungere tutte le possibili forme
concrete qualsiasi assumibili, in base a cosa le loro menti hanno pensato...”.
Daniela avanza lungo questa strada
creativa con allegria, esuberanza incontenibile e una solarità ottimista che il
mondo ha bisogno più che mai.
Alan Jones,
Milano,
2015