Descrizione: SCULTURA IN CERAMICA LUCIANA PEREGO ' PETRA ' dimensioni D 36 x H 23 cm.
Scultura in ceramica - Titolo " Petra " by Luciana Perego .
Opera della serie " Contenitore Del Vuoto ".
Tecnica: scultura in ceramica bianco mat e venature porpora, base in pietra lavica.
Anno 2022 - Dimensioni: Diametro 36 x H 15 cm.
Opera Unica - Certificato di autenticità.
Concept:
E' necessario un vuoto, che riporti l'attenzione al "particolare"che faccia riemergere la singola parola. Ho pensato ad un contenitore che, grazie al vuoto di cui è composto, diventi dimora del significato fatto in argilla, quale materiale che permane, che comunica stabilità e che, per la sua provenienza dal regno minerale ci mette in contatto con la quiete. T'invito a toccare l'immateriale sapendo che in esso il movimento è possibile e che , spesso, le cavità sono luogo di risonanza capaci di stimolare la percezione del sacro.
La scultura è l'arte di dare forma ad un oggetto partendo da un materiale grezzo o assemblando tra loro differenti materiali.
Con il termine scultura si indica anche il prodotto finale, ovvero qualsiasi oggetto tridimensionale ottenuto come espressione di ispirazione artistica.
I materiali tradizionalmente usati nella scultura sono: pietra, argille, metalli, avorio, legno, cartapesta.
Luciana Perego
Le cose sono il punto fermo, stabilizzante della vita.
I riti
trasformano l’essere-nel-mondo in un essere-a-casa.
Essi, dunque, rendono la vita resistente.
Byung-Chul
Han – la scomparsa dei riti
Mi appassiona il tema del vuoto quale dimensione in cui le cose accadono, dove il movimento è possibile. Un luogo di risonanza, capace di stimolare la percezione del sacro; un non-luogo spirituale, abissale, dal quale si tenta la fuga attraverso il consumo; uno spazio, al nostro tempo, necessario all’emersione della singola parola e il suo etimo.
I “contenitori del vuoto” attraverso la forma e l’armonia dei colori, esercitano attrazione sulle emozioni; catturano, per poi trattenere dentro il loro impalpabile contenuto. Giocarci, significa fare spazio alla parola che risuona, quella che vuole essere compresa, mentre il contatto con l’argilla infonde quiete.
La mia produzione è
considerevolmente limitata: evito di usare macchine o stampi. Ogni pezzo,
creato a lastra, a colombino o con un tornio manuale risponde del momento,
dello stato d’animo. Ciò richiede tempo e costringe ad una continua progettazione
ma concede un rapporto musicale con la materia, smuove il vissuto, invita a
dargli forma e un nome.
Utilizzo l’argilla quale strumento per lavorare con le emozioni: ho messo a punto un particolare modulo di “manipolazione sensoriale”, sapendo che l’argilla, per provenienza dal regno minerale, induce alla quiete e che, per sua natura assorbe e rilascia, favorendo un processo di fioritura.
Conosco il fascino
dello sperimentare con il fumo e il fuoco, che sono giochi e improvvisazioni
tipiche del fare ceramica Raku: essa mi affascina, sorprendente nei
risultati cromatici, inattesi, a volte migliori della stessa aspettativa;
indomabile nel suo essere materia assorbente esposta all’affumicatura.
Del fare ceramica, penso che non esiste limite alle possibilità.
La ceramica è antropologicamente dentro di noi, da sempre accompagna la storia
dell’uomo. A lei, spesso mi affido per dare consistenza al mio sentire, sapendo
che, come l’acqua, può assumere qualsiasi forma e, in più, la mantiene nel
tempo.
Esposizioni recenti:
Noto – Ex Monastero Santa Chiara - Mostra
internazionale del libro d’Artista
Venezia – Art
Gallery – Collettiva arte contemporanea
Scicli -
Palazzo Favacchio, personale
Santo Stefano di Camastra - Museo della Ceramica, personale
Sampieri - Teatro di
Pietra, il fuoco,
performance Raku
Caltagirone - Museo Diocesano – installazione in memoria di Carla Accardi, la tenda
A Ispica - La Sciabica, progetto Eumenidi
Pozzallo - Spazio Meno Assenza, progetto Eumenidi
Scicli – Mavie Spazio Arte, L’arte della
propria ragion d’essere
Scicli - Mavie Spazio Arte, Vissi d’arte vissi d’amore
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Critiche:
La considero una personalità significativa della scultura. Nel suo
lavoro, legittima sentimenti e inclinazioni per qualcosa di sua intima
necessità. Deforma oggetti tridimensionali per una bellezza che ha le sue
sorgenti non nella vita fisica ma, nella vita intellettuale, raggiungendo nelle
sue sculture espressivi moduli plastici, dal volto intenso, dotate di anima ma,
con lo sguardo assente. Temi che la nostra artista cala in una atmosfera
irreale, magica, sospesa, eppure intriganti nella definizione del loro essere.
E' straordinariamente ricca la potenzialità espressiva della sua scultura.
Tutte le cose diventano come un mare che si sposta continuamente da una riva
all'altra, che si allontana da sé per giungere al proprio contrario col quale
si identifica per poi ritornare alla propria riva. La sua esistenza quindi é
vivere in un polo anticipando con la mente il polo opposto. E' una creatura, la
scultura di Luciana Perego, non consumata dal fragore , dal caso, ma un oggetto
comprensibile nella ricchezza dei suoi indumenti. Le sue figure ospitano in
modo intimo i preziosi doni della natura vivente, l'anatomia del proprio universo,
figure speculari che fecondano immagini del suo mondo interiore. E' un'artista
che sa divenire specchio del suo tempo e con tutte le aspirazioni e le vicende
dello spirito moderno. Un'arte, quella di Luciana Perego che ha la
capacità di saziare persino la nostra dignità.
Gianni Longo , scrittore e critico letterario
Per Luciana Perego l’arte ceramica è un mezzo per concretizzare l’immateriale, i pensieri; un modo per sentire e comprendere il vuoto, nella presenza-assenza di un contenitore, che come un corpo femminile accoglie. Le possibilità che il materiale offre, nella duttilità manuale che consente, dà vita ad una sperimentazione che dal regno minerale sposta l’interesse verso i concetti di presenza-assenza, il togliere e l’accumulare, lo scavare e l’inturgidirsi del mezzo, in una sintesi creativa che è potere generativo e insieme sforzo per ridurre le forme e i contenuti all’essenziale. La ricerca sulla forma mira pertanto a portare all’estremo le possibilità della materia, realizzando cavità, estroflessioni, sfide alla gravità e alle forze che vi si oppongono. Alcune opere sembrano sottoposte ad una tensione non resistibile per una sostanza così fragile, eppure il concorso di acqua, fuoco e aria permette di concretizzare l’inesprimibile, di mettere alla prova rapporti estremamente labili, e la stessa facoltà immaginativa, oltre che attuativa, dell’artista. La ceramica, come unione e fusione dei quattro elementi, in particolare nella tecnica del raku, in cui interviene il caso a sconvolgere i progetti e a suggerire nuove soluzioni, riesce sapientemente ad amalgamare mito e storia alla contemporaneità, farci avvertire la sua quieta meditatività, che diviene solido equilibrio a contatto con la stabilità della terra. La pratica del lavoro artistico è infatti anche postura, disciplina, stabile ancoraggio e pure permette allo spirito di librarsi al di sopra delle cose terrene e di raggiungere la dimensione delle idee, di spogliare la coscienza degli eccessi del vissuto, e arrivare a cogliere i presupposti dell’esistenza, con tutte le implicazioni e correlazioni che questa comporta, ad individuarne il peso e nel contempo la leggerezza. È esempio di questo percorso d’indagine, l’opera “il desiderio” (11x18) cad. coppia di figure in argilla rossa e smalti, 2019. Le due figurine si reggono il cappello, in un gesto che suggerisce allo stesso tempo speranza e attesa, quella, appunto di essere oggetto di desiderio, attendere che qualcuno ci attenda. Le due donne danno l’impressione di essere amiche o sorelle, che guardino in lontananza, aspettando qualcosa, forse il destino, che non si sa quando potrà sopraggiungere. Ancora una volta, lo spazio è fondamentale, e diviene comprimario nella realizzazione dell’opera.
Prof Giorgio Grasso, storico e critico d’arte