Descrizione: ACRILICO SU TAVOLA MAURO BENEDETTI ' KAOS ANTROPOLOGICO ' dimensioni L 50 x H 70 cm.
Acrilico su tavola di compensato - Titolo " Kaos antropologico " by Mauro Benedetti .
Anno 2021 - Dimensioni L 50 x H 70 cm.
Opera Unica. - Certificato di autenticità.
La pittura è l'arte che consiste nell'applicare dei pigmenti a un supporto per lo più bidimensionale, come la carta, la tela, la ceramica, il legno, il vetro, una lastra metallica o una parete. Il risultato è un'immagine che, a seconda delle intenzioni dell'autore, esprime la sua percezione del mondo o una libera associazione di forme o un qualsiasi altro significato, a seconda della sua creatività, del suo gusto estetico e di quello della società di cui fa parte. Chi dipinge è detto pittore o pittrice, mentre il prodotto finale è detto dipinto.
Mauro Benedetti
Mauro Benedetti è nato
nel 1947 in Maremma e vive in una casa colonica fra Capalbio e l`Argentario.
Intorno a lui c`è solo campagna, gli animali, un fiume, e al pittore basta,
perché è tutto come sempre, selvatico come quando in passato c`erano i butteri
e i briganti.
Tutto questo è in sintonia con il carattere schivo e
selvatico del pittore. La sua pittura è nata naif, contenendo animali, piante,
la natura in genere, una protesta contro il suo continuo maltrattamento. Questi
ultimi anni la sua pittura ha avuto un`evoluzione nata dall`esigenza di un
mondo che cambia. In peggio dice il pittore, ed ecco i colori accesi di una
“pittura astratta” costretta ad essere tale da un mondo sempre più ingiusto e
perverso. Comunque un lavoro che dura già da vent`anni.
Opere del pittore sono
in Italia, Svizzera, Spagna, Germania, Connecticut, New York, Bahamas.
“Nel 1983 di novembre ebbi la necessità di mettere uno strano stato d'animo su una piccola tela, poi ne feci addirittura dieci e le sottoposi ad una famosa gallerista di Porto Ercole la contessa Crispolti nipote di Enrico un famoso critico d'arte. Fu così che nel 1984 la signora mi fece una mostra. Erano in prevalenza soggetti animali, quasi dialoghi, come La Fontaine o Fedro testimoniano.
Ma il mio lavoro non era di getto, bensì contemplativo costruito tipo l'araldica giapponese. Mi chiamarono "il ligabue della maremma", mah niente a che fare col grande Antonio. Anni di mostre fra Porto Ercole e Capalbio al castello i cui proprietari erano amici di Puccini gran cacciatore.in galleria d'estate era una processione di gente importante amici della galleria, c'era insomma il bel mondo dello spettacolo del cinema tv della cultura, e questo da venti anni prima. Per me fare mostre altrove non era congeniale ,almeno per alcuni periodi. Poi sono andato in campagna e la pittura ha preso un'altra piega, sociale politica di ricerca, le opere sono quelle attuali insomma. L'arte quindi per me è testimoniare certi accadimenti costruendo ogni singolo lavoro su ricerche letterarie storiche accadimenti politici creando un soggetto che poi metto su tela. Rimarrà un mistero la pittura ,una ricerca faticosa, necessaria quasi però "un nonsense", fuori da tutto, quasi precaria. Come la vita stessa è un "nonsense". Come scrisse Pascal - si nasce per morire non ci rimane che vivere, dunque - Che sia tutto qui ...è probabile.”
VEDI LE OPERE DI MAURO BENEDETTI
Mostre personali:
“Galleria Doria” Porto Ercole 1984-2002 15 mostre
Castello di Capalbio 12 mostre 1988-2000
Sala comune Monteargentario 1985
“Galleria Pascucci” Grosseto 1986
“Galleria Anselmi” Viterbo 1988
Centro storico Firenze 1990
“Galleria La Vetrata” Roma 1998
Studio Del Canova Roma 2003
“Galleria Davico” Torino 2007
“Artespaziodieci” Bologna 2009
“Galleria l'artista” Rovigo 2010
“Galleria Logos” Roma 2011
“Antico Frantoio” Orbetello 2012
“Associazione Open Art” Roma 2013
Parco della Maremma 2014
Parco dell'Amiata 2015
“Hotel Valle del Buttero” Capalbio 2017
Villa Rendano Cosenza 2006
Città dell'altra economia Roma 2007
Palazzo Gradari Pesaro 2008
“Galleria Falteri” Firenze 2009
Palazzo Patrizi Siena
Orler Puntala 2010
“Galleria del Sale” Siena 2011
“Il bagutta” Milano 2012
Palazzo Turzi e Berio Genova 2013
“I Navigli Milano” 2014
Fabbrica del vapore Milano 2015
Associazione Volturno Roma 2016
Comune Rocca priora Roma 2017
“Galleria Poleschi” Milano 2018
“Galleria il Canova” Roma 2019
Progetto lab. Orler Venezia 2012
Poleschi casa aste Milano asta n.14 del 13 -11 - 2014 e n.15 del 11-11 2015
Ass. Liberarte Pordenone tele-vendite
2016 - Lo Zodiaco Livorno telev.
2017- casa aste Gigarte Viareggio
2020 pubblicazioni - tirreno nazione messaggero giornale dell'arte Corriere di Viterbo e Firenze - rinascita - il rosso e il nero - galleria Italia - quadri e sculture - Arte Mondadori varie -
il buttero.
Premi:
Narrativa città di Carrara 1990
Premio narrativa città di Merate1992
Accademia del Marzocco premio alla carriera1994
Accademia G.Marconi premio alla pittura1996
Premio alla pittura Accad. Macchiavello e in onore
alla città di Vienna presente ambasciatore austriaco 2000
Diploma al concorso prov. "il cavallo nella
maremma toscana" presente Giorgio Celli
Critiche d'autore.
Per Mauro Benedetti la vita che conta, scandita dal puro sentimento, dalle intime pulsioni, dal piacere non filtrato, è sicuramente quello delle sue tele. Con naturalezza, con spontaneità, Benedetti dipana le sue storie, imbastendo mondi fantastici, creando equilibri fisici.
Provocazioni? No,
un mondo ideale e sognante di guardare intorno a sé, mostrando di possedere
intatto il senso originale delle cose, non disperso, non assalito e sconfitto
dalla ordinarietà ed obbligatorietà del quotidiano. Un filosofo contemporaneo
che senza massime trasmette un messaggio di profondo amore. Fare accostamenti,
ricercare affinità, volerlo collocare in uno spazio pittorico ben definito e
circoscritto, sarebbe atto di violenza e banalità. Un dipingere distensivo,
musicale, come certi brani per flauto di Emanuel Bach. Eppure da questo suo
apparente decorativismo, balza fuori in maniera anche graffiante, un rimprovero
alla contemporaneità, alla fretta, al profitto smodato.
Centellinare i suoi
quadri può inebriare, può far nascere in noi dubbi e riflessioni, mettere in
crisi la nostra apparente sicurezza di uomini d'oggi. Non banalizziamo dunque
le sue storie su tela, non sorridiamo ammirati e compiaciuti per la sua
capacità cromatica, per la sua fantasia creativa. Interpretiamo questi suoi
quadri come un modo per salvaguardare quel bagaglio di spiritualità e di
purezza che se mantenuti, potrebbero rendere le nostre esistenze meno
complicate. Fiabe di vita? Insegnamenti, forse ma soprattutto una parte di quel
mondo ideale e di quel rapporto esistenziale che Mauro Benedetti, uomo,
prima che pittore, non vuol disperdere.
PAOLO PISANI Scritto
in occasione della Mostra alla galleria
comunale "Paride Pascucci" - Grosseto 1990
II complesso mondo pittorico che Mauro
Benedetti ci propone con un candore ed una primarietà del tutto apparenti, si
rivela fortemente coinvolgente proprio in quanto esso appare ricco di tanti
possibili equivoci che ad un esame più approfondito scompaiono, in lenta
successione, dissipando le nebbie di una realtà a cavallo fra il surreale ed il
citazionista e molto spesso compenetrata in entrambe le situazioni. Nella sua
lenta "rivelazione" il lavoro di Mauro Benedetti indaga, non senza
intenti polemici, il rapporto tuttora misterioso che lega l'uomo e la natura,
in un sistema in cui si colloca di volta in volta l'uno a far parte dell'altra
o viceversa li si considera come realtà conflittuali. E' la sofferta
consapevolezza di un uomo che usa il racconto per esorcizzare la cattiveria, la
debolezza e l'ingiustizia di un mondo imprescindibilmente imperfetto.
ANGELO
VARZI Presentazione in catalogo alla Galleria
"Artespaziodieci" - Bologna 1989
Osservando la pittura di Mauro Benedetti, è
acquisibile un disegno lento e molto marcato nei contorni, una colorazione
vivace e bidimensionale e una straordinaria ricchezza di elementi compositivi.
Una croma calda che ci trasmette uno stato d'animo teso e inquieto dell'artista. Possiamo rilevare un contatto
istintivo fra il pittore e una natura
dolce, ma emotivamente aggressiva. Non ci troviamo di fronte ad una
pittura candida, sognatrice, contemplativa, ma abbiamo di fronte un a pittura
tesa, quasi inquietante nel rapporto fra uomo e natura, come se si palesasse una aspirazione
recondita dell'artista, di una riscossa della natura sull'uomo, che ne è il
violatore. Una rappresentazione di un mondo archetipo pieno di paure e di
tensioni interiori. Tuttavia sembra di scoprire segni, simboli e
colori che aspettavano solo di essere liberati dalla sua mente in forte
tensione creativa.
TONINO FORNARO
Dopo la scoperta a sud della malia del monte Circeo, i
fermenti della migrazione culturale romana hanno gettato da alcuni anni un
rostro al nord, avvicinando alla propria sete di intatto, di evocativo,
dapprima il monte Argentario, più recentemente Capalbio e i suoi dintorni. Da
questi luoghi, dal fascino immoto della laguna di Orbetello, dalle mura care a
Giacomo Puccini da cui domina Capalbio la verdeggiante macchia mediterranea,
traggono ispirazione e trama in una sorta di apparente idillio "en plen
air" i dipinti di Mauro Benedetti. Singolare e inusitata personalità
d'artista a tutto tondo, Benedetti, nativo indagatore di quei luoghi,
visionario inventore di trame e orditi che di per sé per il loro segno, sono
antitesi di qualsiasi facile incasellatura nel vago primitivismo "à la
mode".
Benedetti rimanda la nostra attenzione ad un'arcadia perduta, una promiscuità chimerica, una solarità trassonnata proprio per il tramite di un segno tutto intarsi, volute e fremiti che lo distinguono assolutamente dal banale presepe ambulante che è ormai la "naïveté"dei nostri giorni. Come dice Duccio Trombadori assiduo, innamorato frequentatore dei luoghi della pittura di Mauro Benedetti "La virtù plastica di Benedetti si ritrova in certe sue angolature un po' chagalliane, che dispongono gli oggetti su piani sfalsati, rompono la scala prospettica e si risolvono in una compiuta indagine: da guardare appunto, come si guarda l'ordine di un antico mosaico, con le sue storie, i suoi ordini figurativi, la sua simbolica.
PAOLO GIORGI Scritto in occasione della mostra alla galleria "La Vetrata" - Roma 1998
Le tele di Mauro Benedetti si qualificano come padrone di un "composito" perfettamente armonizzato, degno di un artista di largo respiro. Una proiezione "globale" di una narrativa che sta alla base del ripensamento filosofico e lascia ampio spazio all'osservatore, fornendo gli elementi base per un giudizio sul visibile, transitorio e mutevole che si voglia, ma sempre risonanza inconfutabile della dimensione tornandamentale, che sta all'inizio della stagione terrena. Il sogno pittorico di Mauro Benedetti si svolge pacato in visioni che valorizzano la realtà nel suo stato ottimale, quasi in ordine contemplativo e mai competitivo, quasi un invito al superamento delle dure leggi della „giungla", quella foresta che dai primordi ha trasferito la lotta per la sopravvivenza nel l e metropoli di cemento e di asfalto. Le sottolineature dei contorni sono di buon gusto e condotte con mano esperta e accurata: spesso il messaggio prende la mano all'artista e lo induce a trascurare la forma compiuta, a dimenticare i valori dell'estetica pura.Ma ciò non accade per il nostro autore, che mantiene un continuum poetico di alta e positiva concezione.Quadri piacevoli, che parlano principalmente all'inconscio dell'osservatore, a quella parte dell'uomo fanciullo che vuol ricordare l'inizio della fiaba della vita, con i suoi simboli concretizzati, per una codificazione del vivere che resta portentosamente come atto edificante, al di fuori della casualità, dei meriti e delle colpe
GIORGIO TUTI
Scritto
in occasione Della mostra a l l a galleria "Centro Storico' Firenze 1988
L'universo è sconfinato ed eterno e piccolo l'uomo nelle sue presunzioni".
Viene in mente il pensiero buddista e l'arte figurativa orientale. I quadri di Mauro Benedetti riflettono tale stato d'animo. Così le sue poesie che hanno i colori chiari della sua pittura: spazio e tempo si fondono in una distesa visione da cui emerge - francescanamente il tratto netto e rivelatore delle piccole cose. Ma sono anche i l disvelamento di un'anima, che con effusione e sincerità disadorna, racconta la propria evangelica incapacità di rassegnarsi alla ingiustizia e alle brutture del mondo. Allora la protesta e l'accusa acquistano una forza insospettata, che commuove, incide e affonda. Non può che restare turbato, chi invece si stranea, tollera, ammette e quindi si fa complice molto spesso con il supporto di sofisticati atteggiamenti intellettuali.
BRUNELDA DANESI BISCHI