Descrizione: OLIO SU TELA ANTONIO PRESUTTI ' IL TABURNO ' dimensioni L 70 x H 50 cm.
Olio su tela - Titolo " Il Taburno " by Antonio Presutti .
Anno 2021 - Dimensioni L 70 x H 50 cm.
Opera Unica - Certificato di autenticità.
La pittura a olio è una tecnica pittorica che utilizza pigmenti in polvere mescolati con oli siccativi.
L’olio ha l’importante proprietà di mantenere inalterato il suo tono, prima, durante e dopo il suo prosciugamento.
La pittura ad olio è insolubile nell’acqua. Ha forti caratteristiche di brillantezza, trasparenza, elasticità.
La pittura è l'arte che consiste nell'applicare dei pigmenti a un supporto per lo più bidimensionale, come la carta, la tela, la ceramica, il legno, il vetro, una lastra metallica o una parete. Il risultato è un'immagine che, a seconda delle intenzioni dell'autore, esprime la sua percezione del mondo o una libera associazione di forme o un qualsiasi altro significato, a seconda della sua creatività, del suo gusto estetico e di quello della società di cui fa parte. Chi dipinge è detto pittore o pittrice, mentre il prodotto finale è detto dipinto.
Antonio Presutti.
Antonio Presutti nasce nel 1957 a Telese Terme (Bn).
Come gli artisti del passato, già fin dalla più tenera età mostra una
particolare inclinazione per il mondo della pittura e così, a soli sei anni,
inizia a frequentare lo studio del fratello Stefano (pittore e scultore) più
grande di lui di dodici anni. Si confronta per la prima volta con i rudimenti
dell’arte, con i disegni a matita a carboncino e a sanguigna, col disegno dal
vero e con lo studio della prospettiva. Sotto la guida del fratello prosegue
negli anni l’approfondimento del disegno, concentrando il suo interesse sulla
figura umana e contemporaneamente consolida la conoscenza delle tecniche.
Acquista nozioni pratiche sulla preparazione delle tele, sulla miscelazione dei
colori, sull’uso della spatola e dei solventi. Nel 1962 conosce Valente Assenza,
uno stimato pittore siciliano Maestro del fratello. L’illustre pittore,
fratello dei più ben noti Beppe ed Enzo anche loro artisti di cui il primo
vincitore di due Biennali di Venezia, nell’osservare i disegni del bambino,
rimane colpito dal talento spontaneo e pulito che, più tardi, definirà privo di qualsiasi contaminazione
accademica e lo esorta a continuare lungo questa strada esprimendo il desiderio
di vederlo tra gli studenti della scuola di disegno dal vero dell’Istituto
d’Arte cerretese dove lui insegna in quegli anni. Antonio, ormai cresciuto, non
seguirà la strada suggerita ciononostante non abbandona mai il suo obiettivo,
anzi si confronta con i maestri del Rinascimento, cogliendo attraverso lo
studio dei loro disegni, particolari significativi che lo aiuteranno a
migliorare le sue conoscenze pittoriche. A dodici anni entra nell’atelier del
fratello e approfittando della sua assenza ruba alcuni colori ed inizia a dipingere
una copia raffigurante la Vergine, il bambino e Sant’Anna di Leonardo da Vinci.
Prevedendo che il pittore si sarebbe potuto accorgere della malefatta, nasconde
il quadretto in un locale attiguo ma viene scoperto dalla madre e la notizia
arriva al fratello. Non immagina che i due sono rimasti colpiti dalla bravura
con cui ha realizzato la copia. Lo capirà quando si accorge che il fratello
anziché mostrarsi arrabbiato lo incita a continua a dipingere regalandogli una
confezione di colori. Quel dono è un gesto di ammirazione per un talento che ha
ancora bisogno di allargare i suoi confini; Antonio lo sa bene ma quello che lo
affascina di più è la pittura che trasmette sensazioni forti in cui i contrasti
di luce si fondono col mistero di un’epoca storica travagliata; la pittura di
un artista del seicento: Caravaggio. Risalgono al 1976 alcune copie a sanguigna
tra cui il particolare del Cristo tratto dalla “Conversione di San Matteo” e la
figura del pellegrino che allarga le braccia nella “Cena di Emmaus” e
successivamente la copia del “Cesto di frutta”. Ma la pittura deve
necessariamente acquistare un significato ben più profondo per il giovane
artista. In questa lunga ricerca Antonio incomincia a soppesare i suoi stati
d’animo, prova a filtrare le sensazioni e le emozioni vengono analizzate,
decodificate. così i contenuti si arricchiscono di una valenza nuova, più
completa. Già nel 1982 realizza quello che sarà, forse, uno dei quadri più
rappresentativi della sua produzione futura dal titolo: la Volontà e l’atto.
L’idea per la composizione viene partorita da entrambi i fratelli (esistono, in
tal senso, due versioni, l’impresa potrebbe essere ritenuta l’unica nella
storia della pittura contemporanea). In essa, gli autori, conciliando il
significato allegorico, portano alla luce i diversi aspetti e le diverse
aspirazioni a cui tende la natura umana.
Su proposta del fratello partecipa alla sua prima mostra estemporanea nel 1976 riscuotendo il plauso della giuria ed ampio consenso critico. Rimarrà sulla scena pubblica fino al 1982 partecipando ad altre importanti manifestazioni nazionali; le sue opere suscitano sempre pieno consenso non soltanto della critica ma anche del pubblico ed è quello che più conta per lui. Sono solo dieci anni di esperienza che gli permettono di capire quale strada scegliere. Non ha bisogno di altre affermazioni, gli basta ricordare le parole che il Maestro Assenza aveva detto al fratello, uno dei suoi discepoli prediletti: il ragazzo ha un talento innato, faccia in modo che continui, gli stia vicino. Nel 1980 Antonio è nell’atelier dell’artista a Monte Mario in compagnia di Stefano, ha da poco ultimato un ritratto di bambina che sottopone alla visione del Maestro. L’allora sessantaseienne pittore (1914-1998) dopo aver appoggiato il quadro sul cavalletto esamina il lavoro osservandolo attentamente poi esclama: il ritratto è perfetto ma manca una cosa! Si dirige verso la tavolozza intinge il pennello nel colore e dà due tocchi di luce negli occhi della bimba. Antonio intuisce subito che quel messaggio non verbale sta a rappresentare la luce della vita, lo capirà bene quando, circa vent’anni dopo leggerà i due libri che il vecchio Maestro gli aveva consigliato nel lontano 1976: “come si guarda un quadro” e “ saper vedere”. Antonio, nella sua produzione, metterà in atto gli insegnamenti dei suoi precursori e proverà a vedere sotto una luce diversa e più profonda (la luce dell’anima) ciò che la natura esalta attraverso i misteri della vita.
Antonio Presutti nasce e si forma, in senso artistico, nell’atelier del fratello Stefano, già affermato pittore sul finire degli anni sessanta. In quella bottega, tra gli odori pungenti della trementina, degli oli e dei solventi, il bambino osserva incantato le tele e le scene campestri che sono state commissionate al fratello. È talmente rapito dalla bellezza di quei colori e dei personaggi che animano quelle raffigurazioni che molto spesso tralascia il gioco per dedicarsi alla contemplazione dei quadri mentre il Maestro è alle prese coi lavori.
Osserva senza parlare, memorizzando le varie fasi; dalla miscelazione dei colori alla preparazione delle tele, dall’uso della spatola allo studio dell’anatomia per il disegno della figura umana. Impara le basi del disegno dal vero; come si distribuiscono e si diversificano le ombre, comincia a capire la differenza tra guardare e vedere.
Questi insegnamenti uniti alla tecnica gli serviranno in seguito per affinare le doti stilistiche.
Insieme al fratello esordisce per la prima volta in pubblico nel 1973 vincendo la sua prima medaglia d’argento. Arrivano i consensi della critica e con essi gl’incoraggiamenti dell’illustre pittore Valente Assenza, siciliano di nascita e romano d’adozione che in quegli anni è alla guida della scuola cerretese e Maestro del fratello Stefano.
L’artista in più di una occasione, esalterà il talento innato del ragazzo e lo esorterà a continuare seguendo l’esempio e i suggerimenti del suo discepolo. Altre affermazioni rinsalderanno, in seguito, questa convinzione. Antonio continuerà a lavorare lontano dalla scena pubblica. Rivolgerà, in seguito, l’attenzione a quella pittura classica che più si addice alle sue capacità espressive, abbinando la ricerca estetica all’introspezione filosofica. In ogni suo quadro si scorge un riferimento alla realtà del momento storico, attraverso giochi metaforici o allegorici.
Nel 2008 partecipa ad una collettiva d’arte contemporanea presso la Galleria d’Arte Moderna O.A.D. di Roma col quadro dal titolo: “La volontà e l’atto”. Ha partecipato nel 2019 al premio Art Prize Principato di Lussemburgo. È tra i cento finalisti del “Premio Vittorio Sgarbi 2021” .
Continua a frequentare tutt’oggi l’atelier del fratello e a seguirne i preziosi consigli.
Elenco partecipazione concorsi artistici:
1976 Premio Concorso Nazionale di pittura
estemporanea Sant’Agata dei Goti (BN)
1978 Collettiva D’Arte Città dei Ragazzi Maddaloni (CE)
1979 Premio Associazione Storica del Medio Volturno (CE)
1981 Premio Associazione Storica del Medio Volturno (CE)
1982 Collettiva D’Arte Città di Pontelandolfo (BN)
2008 Collettiva d’Arte Moderna presso AOD Roma
2014 I sapori e i colori nell’arte del Sannio Premio
BacArt Guardia Sanframondi (BN)
2019 Presente al Luxemburg Art Prize
2021 Tra i 100 finalisti Premio Vittorio Sgarbi con
esposizione dell’opera presso il Salone delle Fiere di Ferrara
2022 Presente al Luxemburg Art Prize
Inserito negli annuari dell’Associazione Storica del
Medio Voltuno per gli anni 1979 e 1981
Hanno scritto di lui: D. Loffreda, D. Marrocco,
R.Perrotti e altri.